Ecco perché alcuni di noi si percepiscono più bravi degli altri

Effetto Wobegon

Nello sport si parla spesso di mancanza di autostima e di autoefficacia. Sono infatti molti gli atleti che non si sentono all’altezza dei propri obiettivi o delle aspettative altrui e questo ne limita la prestazione e il benessere. Ma ci sono anche atleti che vivono uno stato diametralmente opposto percependosi sempre e comunque più bravi di compagni e avversari. Anche per loro raggiungere la massima prestazione e il benessere non è affatto semplice.

Ma perché alcuni di noi si percepiscono più bravi degli altri senza un reale motivo? Il responsabile di questo errore di valutazione ha un nome ben chiaro: effetto Wobegon.

L’effetto Wobegon

Questo effetto prende il nome dal Lago Wobegon, un luogo immaginario nato dalla penna dello scrittore Garrison Keillor. All’interno dei propri scritti, il Lago Wobegon, veniva rappresentato con uno luogo in cui “tutte le donne sono forti, tutti gli uomini sono belli e tutti i bambini sono al di sopra della media”. Possiamo, quindi, definire l’effetto Wobegon come la tendenza a valutarci migliori rispetto agli altri, posizionandoci al di sopra della media. A causa di tale effetto crediamo di possedere qualità e abilità particolarmente marcate minimizzando tutti quegli aspetti negativi che ci caratterizzano.

Questa curiosa tendenza si estende trasversalmente in tutte le aree della nostra vita e risulta essere particolarmente resistente al cambiamento. Anche di fronte a fatti concreti il nostro cervello si rifiuta di vedere, non esiste cronometro o punteggio che tenga. I più forti siamo noi.

Quali conseguenze?

Sentirsi sicuri di sé può essere visto come un obiettivo da raggiungere per molti atleti. Questo è assolutamente corretto ma solo fino a quando la sicurezza in sé deriva da esperienze concrete e dati reali. Contrariamente si cade in convinzioni errate capaci di limitare il nostro percorso di crescita.
Infatti, l’effetto Wobegon, porta le persone ad avere maggior difficoltà nell’accettare osservazioni e critiche. Queste, tendono ad avere una visione particolarmente rigida di sé stessi e delle proprie azioni riducendo drasticamente le proprie possibilità di sviluppo tecnico, atletico e psicologico. D’altronde, se si percepiamo già i più forti perché dovrebbe cambiare qualcosa?
La complessità del mondo in cui viviamo obbliga il nostro cervello a svolgere un numero elevatissimo di operazioni in tempi estremamente brevi, con la conseguente possibilità di compiere errori anche grossolani. L’effetto Wobegon è uno di questi.
Conoscere il funzionamento del nostro cervello è il primo passo per poterlo controllare e un percorso di mental coaching può essere il modo migliore per farlo.

Condividilo:

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
Condividi su whatsapp
Condividi su telegram
Condividi su email
Condividi su print