La forza della coesione di gruppo

Tra gli obiettivi che ogni allenatore deve avere c’è sicuramente la creazione di un gruppo coeso, un gruppo capace di lavorare con un obiettivo comune, un gruppo composto da persone disposte a sacrificare gli interessi personali per quelli della squadra. Ma spesso la percezione di cosa significhi essere un gruppo coeso è errata, perché non basta ridere e scherzare insieme per essere un gruppo coeso, la coesione è molto di più.

Che cos’è la coesione?

Il termine “coesione” deriva dal latino cohaerere che tra i suoi significati ha quello di essere uniti, congiunti, strettamente legati e connessi. Da un punto di vista scientifico è nel 1982 che, grazie a Carron, arriviamo a quello che reputo essere la migliore definizione di coesione di gruppo.  Carron definisce la coesione di gruppo come “un processo dinamico che si riflette nella tendenza dei membri di un gruppo a stare insieme e rimanere uniti, con lo scopo di raggiungere un obbiettivo e soddisfare i bisogni dei singoli membri”.

Questa definizione ci permettere di ottenere alcuni spunti utili per comprendere la natura della coesione e come questa si manifesti nella maggior parte dei gruppi.

Le caratteristiche della coesione di gruppo

Il primo spunto che traiamo da questa definizione consiste nella visione multidimensionale della coesione. All’interno di un gruppo i membri si sostengono a vicenda e rimangono uniti per via di molteplici fattori. Questi fattori non sono sempre identificabili e, anche quando è possibile farlo, non è detto che possano dare gli stessi risultati in un altro gruppo. Questo ci fa capire quanto sia importante porre attenzione alle caratteristiche e alle dinamiche interne ad ogni singolo gruppo e ad ogni singolo elemento che lo compone.

Un secondo aspetto deriva dall’uso della parola dinamico. Utilizzando questo termine, Carron, identifica la coesione come una condizione non stabile come un tratto caratteriale, ma nemmeno transitoria come uno stato. Possiamo quindi dire che la coesione all’interno di un gruppo può modificarsi nel tempo anche se questo non accade così facilmente come crediamo. Esistono dei fattori che possono permettere questo cambiamento e tra questi troviamo il vivere un’esperienza emotivamente forte, positiva o negativa che sia. Ottenere un’importante successo o una sonante sconfitta può rendere il gruppo più oppure meno coeso, ma non è detto che la vittoria promuova la coesione e la sconfitta la faccia diminuire, può succedere anche esattamente il contrario.

Il terzo punto riguarda il carattere utilitaristico della coesione. Infatti, indipendentemente dal fatto che siano costituiti esplicitamente per assolvere una funzione oppure per ragioni sociali, tutti i gruppi hanno uno scopo utilitaristico. Alcune squadre, per esempio, si formano con l’obiettivo di promuovere il divertimento e il benessere, mentre altre puntano dichiaratamente alla massima prestazione. Ogni gruppo ha il proprio scopo e questo scopo orienta la motivazione di base della squadra.

Il quarto tema da affrontare riguarda la dimensione affettiva che inevitabilmente la coesione possiede. Anche nei gruppi altamente orientati al compito come le squadre sportive professionistiche o semi-professionistiche, la coesione favorisce l’interazione sociale e le comunicazioni. Non esiste gruppo senza connessioni emotive e affettive tra i membri. Ci si può voler bene oppure odiare, ma le emozioni e le relazioni si creano inevitabilmente. Questa dimensione può essere presente in un gruppo fin dalla sua nascita oppure può comparire successivamente.

Infine, questa definizione ci ricorda che gli obiettivi che i gruppi vogliono raggiungere sono differenti e complessi. Infatti, per quanto un gruppo coeso abbia, in modo più o meno esplicito, un obiettivo comune chiaro, in realtà ne esistono all’interno anche molti altri che, se pur non dichiarati apertamente e, in alcuni casi, non condivisi da tutti i componenti, fungono da collante e traino.

Un gruppo coeso è un gruppo capace di tirare fuori il meglio da ogni singolo componente, ma la coesione non nasce da sola, va costruita con azioni mirate e attente da parte del leader e della società sportiva. Questo si può ottenere anche utilizzando strumenti capaci di facilitare i processi di cambiamento nei gruppi come i team building.

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