Scopri la giusta attenzione per il tuo sport
- Roberto Greco
- 4 Novembre, 2020
- Tempo di lettura: 2 min
“Stai attento!”. Questo è il massimo della considerazione che da allenatori o da atleti diamo all’attenzione! Un invito, un ordine ad indirizzare le risorse cognitive verso uno stimolo ben preciso! Ma possono bastare due parole per essere realmente attenti? Potenzialmente si, ma a condizione che queste due parole richiamino nell’atleta una serie di pensieri e azioni che realmente attivino e indirizzino le giuste risorse cognitive verso i giusti stimoli interni e esterni.
Che cos’è l’attenzione?
L’attenzione è un’abilità cognitiva che rientra ampiamente nel senso comune: tutti sappiamo, o pensiamo di sapere, cosa sia. Questa apparente conoscenza può diventare limitante per chi, come un atleta o un allenatore, deve approfondire un tema così rilevante per raggiungere la massima prestazione.
Già alla fine del 1800, il filosofo e psicologo statunitense William James, cercò di andare oltre alla conoscenza comune proponendo una definizione chiara di attenzione:
“Ognuno di noi sa cosa sia l’attenzione. Essa è l’atto per cui la mente prende possesso in forma limpida e vivace di uno tra tanti oggetti e fra diverse correnti di pensieri che si presentano come simultaneamente possibili (…). Essa implica l’abbandono di certe cose, allo scopo di trattare più efficacemente con altre, ed è uno stato che trova precisamente il suo opposto in quello stato di dispersione, confusione, che (…) viene detto distrazione.”
Possiamo quindi sintetizzare e definire l’attenzione come la capacità, in determinati momenti, di convogliare le risorse mentali su specifici aspetti della realtà escludendone altri.
Quale attenzione?
Ma se William James ci ha aiutato a definire l’attenzione, è grazie a Robert Nideffer che, a partire da metà dagli anni ’70, si è parlato in modo puntuale di attenzione nel mondo sportivo. Tra i vari spunti teorici da lui proposti, evidenziò come differenti tipologie di sport necessitino di diversi stili attentivi ed è proprio dal grado in cui lo stile attentivo individuale è compatibile con lo sport che si sta praticando che dipende la prestazione sportiva.
Partendo da questo assunto teorizzò un modello tutt’ora molto valido che identifica quattro differenti stili attentivi nati dall’incrocio tra due dimensioni fondamentali dell’attenzione:
- l’ampiezza: considera la quantità di stimoli che il soggetto riesce a prendere in esame contemporaneamente. Quando lo stimo è uno solo si parla di ampiezza ristretta, mentre quando sono più numerosi si parla di ampiezza ampia.
- la direzione: si riferisce al tipo di stimoli su cui la nostra attenzione si focalizza. Può essere indirizzata verso l’interno, quindi sui pensieri, le emozioni o i movimenti, o verso l’esterno, quindi, per esempio sugli avversari o sull’ambiente.
I quattro stili attintivi identificati da Nideffer sono:
Interno – Ampio
L’attenzione dell’atleta è focalizzata sui pensieri, sugli stati emotivi, sulle sensazioni fisiche e sull’integrazione di tutti questi stimoli. Proprio l’integrazione di questi stimoli interni porta l’atleta ad essere abile nella pianificazione e nella decisione delle strategie da adottare prima e durante la competizione.
Interno – Ristretto
L’atleta indirizza la totalità delle capacità attentive su un unico stimolo interno. Questo stile attentivo si utilizza in compiti intellettuali o particolarmente tecnici in cui è necessaria la massima concentrazione.
Esterno – Ampio
Attraverso questo stile attentivo l’atleta coglie e legge rapidamente il maggior numero cambiamenti che si verificano nell’ambiente circostante. Partendo dalle informazioni raccolte mette in atto una serie di azioni conseguenti. Tipico esempio di stile attentivo esterno-ampio è il giocatore di rugby che, per poter identificare il miglior comportamento da adottare, pone attenzione al movimento della palla ma anche a quello dei propri compagni e degli avversari.
Esterno – Ristretto
Il focus attentivo dell’atleta è direzionato su un solo elemento esterno, escludendo tutti gli altri stimoli ambientali che lo potrebbero distrarre. Un esempio di sport in cui è richiesto questo stile attentivo è il tiro al volo dove l’atleta deve indirizzare la totalità della sua attenzione sulla traiettoria volante del bersaglio.
Quale attenzione per il tuo sport?
È così che, parecchie righe dopo, possiamo finalmente dare un significato allo “stai attento!” di inizio articolo. Ogni sport ha le sue caratteristiche ed ogni atleta ha un compito specifico. Queste due informazioni sono fondamentali per arrivare a identificare su cosa bisogna stare attenti e in che misura è necessario farlo.
La capacità attentiva è un’abilità mentale a cui dedico molto tempo nei miei percorsi di mental coaching, perché se è vero che tutti sanno quanto sia importante essere attenti, è ancor più importante capire su cosa bisogna essere attenti.